Siamo nell’era di internet e della rapidissima evoluzione tecnologica che provoca importanti cambiamenti all’interno della società.
I giovani di oggi sono connessi 24h/24 e le famiglie si trovano a dover far fronte a nuovi e diffusi fenomeni sociali, spesso difficili. Uno tra questi è il cyberbullismo che sta prendendo sempre più piede nella nostra quotidianità.
Ma che cosa si intende esattamente per cyberbullismo?
Il cyberbullismo rappresenta il tipo più dannoso di attacco online perché si basa sulle insicurezze personali e le vulnerabilità delle vittime, causando umiliazione, irreversibili danni psicologici ed effetti psico-fisici devastanti. I responsabili, al contrario, si sentono particolarmente forti dietro ad avatar virtuali.
Oggi sentiamo parlare frequentemente di casi di bullismo da social network, una nuova forma di bullismo virale e diverso (forse peggio) rispetto a quello tradizionale.
Quotidianamente si cerca di combattere il cyberbullismo iniziando ad intervenire con alcune limitazioni per ridimensionare il potere dei cyberbulli del mondo web. Innanzitutto bloccando gli account utilizzati per diffondere odio e segnalando i cyberbulli ai service provider, come Facebook, Instagram e Twitter.
Da una ricerca effettuata dal Centro Studi di ReputationUP è Instagram a guadagnarsi il primo posto come social più afflitto da episodi di cyberbullismo con il 42% dei casi. A seguire troviamo Facebook con il 37% dei casi, Snapchat con il 31%, Whatsapp con il 12%, Youtube con i 10% e infine Twitter con il 9% degli episodi di bullismo online.
Già dal 2016, Facebook combatte attivamente contro la diffusione di questo fenomeno collaborando con lo Yale Center for Emotional Intelligence, una piattaforma che intende aiutare i ragazzi, i genitori e gli insegnanti che hanno bisogno di aiuto di fronte ad episodi di diffamazione ed aggressioni subite sulla propria persona.
Instagram, invece, sempre dallo stesso anno ha inserito un filtro che individua i bulli della rete e oscura la loro presenza per difendere gli utenti da eventuali attacchi.
Infine Twitter, un altro social molto diffuso sta introducendo una funzione che consentirà di spostare all’interno di una cartella l’insieme di contenuti interpretati dall’intelligenza artificiale come offensivi e inopportuni.
Purtroppo però non è sufficiente fare affidamento esclusivamente sui rimedi di cui si stanno occupando globalmente tutte le piattaforme social. Serve sottoporre i giovani a un’educazione rigida all’uso di smartphone e tablet, imponendo limiti e regole oltre a un controllo costante da parte dei genitori.